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martedì 24 aprile 2012

LACCHI NERO'S BACK


 I CINESI NON MUOIONO



"Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l’uno con l’altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d’intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale dal salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese."

Ecco come inizia il romanzo Gomorra  di Roberto Saviano.
Sicuramente anche voi, almeno una volta nella vita vi sarete chiesti dove finiscono i cinesi morti in Italia.
Non si sente mai parlare di un cinese malato o morto, non vedremo mai la tomba di un cinese in Italia e questo fatto è davvero curioso.
Vi dico dove i cinesi malati NON FINISCONO, ovvero, in ospedale.
I nostri amici del sol levante si curano grazie alla medicina cinese (si, è quella roba fatta di strane erbe e infusi) e non potrete mai trovarli in un ospedale, effettivamente NON ESISTE UN SOLO CASO DEL GENERE.
Ma seguiamo un ordine cronologico.
Bene. Quanti di noi almeno una volta nella vita hanno detto che i cinesi sono tutti uguali? Ahah!!
Yang Chu, Ching Chong, Mao Yong e via discorrendo, tutti nomi simili, tutte faccie simili, creano un abiguo senso di deja vu. Arrivano in Italia e cominciano a lavorare, senza lamentarsi, senza diritti, si trovano un bel negozio nella Chinatown di Miliano o Roma e fanno una fortuna.
Ma dove finiscono i cinesi morti?
Di certo non negli involtini primavera...
Bensì, come dice Saviano, in container destinati a tornare in Cina dove poi verranno seppelliti.
Nel frattempo altri fac-simile ci raggiungono presentandosi come Yang Chu, Ching Chong e Mao Yong e noi, poveri babbei non ci facciamo nemmeno caso.
Questi tizi, che sembrano immortali, arrivano in Italia, fanno la loro fortuna per poi tenere da parte una piccola quota che gli permetterà di essere seppelliti in madrepatria e nel frattempo raggiungono il nostro Paese altri connazionali che prendono il loro posto, utilizzando i medesimi visti approfittando dei loro caratteri somatici che (indubbiamente) li rendono tutti molto simili.
Sembra un'inquietante catena di montaggio, ma è la verità.

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